Apertura anno Pastorale 2018-2019, Monreale
Carissimi Confratelli, fratelli e sorelle amati dal Signore,
Sono lieto di presiedere questa eucaristia durante la celebrazione del Sinodo dei vescovi sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» all’inizio del nostro convegno ecclesiale che ha come tema “Perché la vostra gioia sia piena(Gv.l5,9). La fatica deir ascolto e la sfida della comunicazione” ma che Solo se fondata sull’incontro con Gesù Cristo risorto, la fede che nasce dall’ascolto della parola di Dio fatta carne potrà essere riscoperta nella sua autentica integrità senza essere ridotta ad una realtà intellettuale o sentimentale o moralistica e può far riscoprire la bellezza e la gioia di essere cristiani. Il Libro del Deuteronomio ci indica la ricetta della vera felicità nell’ascolto e nella messa in pratica dei comandamenti di Dio, riconosciuto come l’unico Signore della nostra vita da amare con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. San Paolo nella lettera ai Romani dice la Parola di Dio annunciata dagli apostoli è una realtà molto vicina alle persone. La professione con la bocca e la fede del cuore esprimono la piena adesione che si traduce nella invocazione a Cristo risorto riconosciuto come Signore dal quale si ottiene la giustificazione che è il primo passo verso la salvezza finale.
Per invocare il Signore bisogna credere, per credere bisogna aprirsi all’ascolto dell’annunzio del vangelo, e per annunciare bisogna essere inviati. Oggi voi tutti che ricevete il mandato di essere annunciatori e testimoni della parola di Dio che salva nei vari ambiti della pastorale della nostra Chiesa, siete chiamati ad ascoltare la voce di Dio che ci da la certezza del suo amore . L’Eucaristia che ora celebriamo è la memoria vivente di questo amore gratuito di Gesù che ha donato la sua vita per noi e che ci dice:” nessuno ha un amore più’ grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Oggi, nel Vangelo, Gesù ci dice: “Come il Padre ha amato me, cosi anch’io ho amato voi; amatevi gli uni gli altri” e ci invita a “rimanere nel suo amore”. Rimanere significa stare vicini, stare insieme, non allontanarsi mai. Ma in che modo possiamo rimanere nel suo amore? Gesù dice: “Osservando i suoi comandamenti’’.
I comandamenti di Dio sono per la vita, per la libertà, per la salvezza e ci aiutano a costruire un mondo bello, pieno di armonia, di giustizia, di pace e di fraternità. La novità del comandamento di Gesù consiste nel fatto che egli ci dice “Amatevi gli uni gli altri, come Io ho amato voi”: non solo “ama il prossimo tuo come te stesso”. Lo specifico di noi cristiani non è amare, questo lo fanno in molte persone, in molti modi. Ma è amare come Cristo, che cinge un asciugamano e lava i piedi ai suoi; che non manda mai via nessuno; che mentre io lo ferisco, mi guarda e mi ama. Gesù aggiunge “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia si in voi e la vostra gioia sia piena”. Gesù vuole la gioia, la gioia vera, la gioia piena. Lui ci vuole comunicare la sua stessa gioia.
Ci vuole davvero contenti. Il cristianesimo con la sua vocazione universale alla santità è la religione della gioia: la gioia di sentirsi amati e di poter amare.La nostra vita ha la gioia di Dio nel cuore? Le nostre celebrazioni, le nostre preghiere, le nostre azioni quotidiane sono testimonianze di gioia? Il Signore ci vuole così bene e si fida così tanto di noi che proprio oggi dice a ciascuno di noi una cosa importante: “Io vi ho scelti!”. Lui ha scelto noi per essere suoi amici ! Noi siamo stati scelti da Gesù per annunziare e testimoniare a tutti la bella notizia del suo amore per costruire un mondo nuovo. Oggi è difficile per la mentalità della società concepire la propria vita come risposta ad una chiamata, ad una vocazione, ad una scelta che parte da un Altro. La parola vocazione nel suo significato originario è contraria alla mentalità oggi dominante che propaganda una visione dell’uomo basata sull’autonomia, l’indipendenza, l’autosufficienza assoluta.
Nella concezione cristiana la vocazione è una chiamata ad essere per una missione, per un compito che ci viene affidato da un Altro. Dio chiama tutti e sempre, verso strade diverse. La conseguenza per chi accoglie il disegno di Dio nella propria vita è una grande pienezza umana, una profonda gioia, un cambiamento radicale della nostra vita che ci fa prendere tutto sul serio e che ci fa valutare tutto a partire da Cristo. Dopo aver terminato la visita pastorale ed incontrato nei giorni scorsi i presbiteri e i membri del consigli pastorali dei vari vicariati è emersa la necessità di dare priorità all’evangelizzazione, alla pastorale familiare e giovanile, tenendo presenti le Esortazioni apostoliche Evangelii Gaudium e Amoris Laetitia e i documenti preparatori del Sinodo dei vescovi che si sta celebrando in questi giorni. Le esperienze pastorali hanno un’ efficacia evangelizzatrice ed educativa se mettono al centro l’ascolto della Parola di Dio e il confronto della propria vita con essa. Bisogna non dare per scontato il primo annuncio anche per coloro che hanno ricevuto il battesimo ed evitare l’opposizione tra catechesi esperienziale e contenutistica, perché c’è una circolarità tra l’esperienza della fede e la conoscenza della dottrina cristiana, la cui interiorizzazione porta a un incontro vitale con Cristo.
Il processo di rinnovamento della catechesi e l’emergenza educativa impongono un ripensamento delle prassi legate alla trasmissione della fede alle nuove generazioni, con un cammino di iniziazione cristiana esperienziale, che miri ad una continuità nel vissuto delle nostre comunità parrocchiali. L’esperienza consolidata dell’Azione Cattolica Italiana, a partire dall’ACR, e il cammino educativo degli Scout cattolici, quando è fatto in maniera seria e approfondita , risponde con efficacia alla necessità di un percorso che assicuri una continuità dopo la recezione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana accompagnando i ragazzi, i giovanissimi, i giovani e gli adulti in un percorso di crescita umana e spirituale. Per questo, mentre è indispensabile che in tutte le parrocchie si realizzi nelle sue linee guida fondamentali il percorso catechetico di ispirazione catecumenale, sul quale da tempo è lodevolmente impegnato l’Ufficio catechistico diocesano, esorto vivamente i parroci a valorizzare i cammini formativi dell’ l’ACR o degli Scout, presenti ancora in diverse parrocchie, come autentici percorsi di iniziazione cristiana.L’ispirazione catecumenale incoraggia un discernimento che rispetta e promuove la libera e piena rispondenza dei soggetti e la connessione dei tre sacramenti dell’iniziazione cristiana quale introduzione nell’unico mistero pasquale di Cristo.
L’annuncio del Vangelo , la catechesi e la testimonianza cristiana devono avere come destinatari privilegiati le famiglie e i giovani. E’ importante approfondire la missione indispensabile della famiglia come agente pastorale attivo nell’accompagnamento del percorso di fede e nel discernimento vocazionale dei figli. Seguendo l’esortazione del Santo Padre Francesco nell’omelia per l’inizio del Sinodo dei Vescovi il 3 ottobre scorso, in questo nuovo anno pastorale siamo chiamati ad ” allargare gli orizzonti’, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 49).
Con questo spirito cercheremo di metterci in ascolto gli uni degli altri per discernere insieme quello che il Signore sta chiedendo alla sua Chiesa. E questo esige da noi che stiamo attenti e badiamo bene che non prevalga la logica dell’autopreservazione e dell’autoreferenzialità, che finisce per far diventare importante ciò che è secondario e secondario ciò che è importante. Il dono dell’ascolto sincero, orante e il più possibile privo di pregiudizi e condizioni ci permetterà di entrare in comunione con le diverse situazioni che vive il Popolo di Dio. Ascoltare Dio, per ascoltare con Lui il grido della gente; ascoltare la gente, per respirare con essa la volontà a cui Dio ci chiama {cfr Discorso nella veglia di preghiera in preparazione al Sinodo sulla famiglia, 4 ottobre 2014). Siamo chiamati ad essere segno di una Chiesa in ascolto e in cammino. Solo in questo modo possiamo prepararci a celebrare il Sinodo diocesano. Una Chiesa che non ascolta e che si mostra chiusa alla novità e alle sorprese dello Spirito che rinnova la faccia della terra, non potrà risultare credibile, in particolare per i giovani, che inevitabilmente si allontaneranno anziché avvicinarsi. Nel rinnovare il mandato ai catechisti, agli educatori, ai componenti dei gruppi liturgici e dei cori parrocchiali, agli operatori della Caritas, agli insegnanti di religione, e a tutti quei laici che nelle parrocchie esercitano un ministero di fatto e vivono la corresponsabilità della missione di tutta la Chiesa, invito tutti ad unirvi alla mia preghiera al «Pastore grande delle pecore» (Eb 13,20) perché mandi molti operai nella sua messe e affinché tutti i membri della Chiesa monrealese possano realizzare la propria vocazione alla santità cioè alla felicità piena e possano mettersi a servizio gli degli altri nell’amore di Gesù Cristo per essere testimoni lieti e coraggiosi della bella notizia della salvezza.
Mons. Michele Pennisi